mercoledì 23 marzo 2011

PERCHÉ UN REFERENDUM ?




Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene

essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci

profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle

grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo, sostenendo oggi la

campagna e votando 2 SI quando, nella prossima primavera, saremo

chiamati a decidere. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.

Perché due quesiti?

Perché vogliamo eliminare le norme che in questi anni hanno spinto verso la

privatizzazione dell’acqua. Perché 20 anni di politiche neo-liberiste hanno

trasformato un diritto in una merce, a beneficio di privati e multinazionali, a

scapito della qualità del servizio. Perché vogliamo togliere l’acqua dal

mercato e i profitti dall’acqua.

Cosa vogliamo?

Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per

garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per

conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e

partecipativa. Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.

Dai referendum un nuovo scenario

Il combinato disposto dei due quesiti promossi dal Comitato Referendario,

comporterebbe uno stop all'obbligo di cedere ai privati la gestione del servizio

idrico integrato e contemporaneamente farrebbe venire meno l'interesse da

parte dei privati a intervenire in questo settore stante l'impossibilità di trarne

profitto. Si riaprirebbe nei territori e in tutto il paese la discussione e il

confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può

definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo

democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle

comunità locali. Verrebbero di conseguenza poste le premesse per

l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al

Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata

da oltre 400.000 firme di cittadini, la quale tende alla completa

ripubblicizzazione dell'acqua potabile in Italia









PRIMO QUESITO

Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di

rilevanza economica. ABROGAZIONE

Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n.

133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza

economica.

Finalità del primo quesito: FERMARE LA PRIVATIZZAZIONE

DELL'ACQUA

È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce

come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a

soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale

misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto

attraverso gara e detenga almeno il 40%.

Con questa norma si vogliono mettere definitivamente sul mercato le

gestioni dei 64 ATO (su92) che, o non hanno ancora proceduto ad

affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a

totale capitale pubblico.

Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre

2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in

società miste, con capitale privato al 40%.

La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali,

per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la

quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il

dicembre 2015.

Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle

privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al

mercato dei servizi idrici in questo Paese.

SECONDO QUESITO

Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base

all'adeguata remunerazione del capitale investito. ABROGAZIONE

PARZIALE DELLA NORMA

Si propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n.

152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del

comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata

tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale

investito”.

Finalità del secondo quesito: FUORI I PROFITTI DALL'ACQUA

Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata

concretezza.

Perché la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che

consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando

sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito,

senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il

miglioramento qualitativo del servizio.

Abrogando questa parte dell’articolo sulla norma tariffaria, si

elimina il “cavallo di Troia” che ha aperto la strada ai privati nella

gestione dei servizi idrici: si impedisce di fare profitti sull'acqua.

I 2 QUESI T I REFERENDARI

CPRN

Comitato dei Comuni

della Provincia di Roma Nord

serena_leone@hotmail.it

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