Perché l’acqua è un bene comune e un diritto umano universale. Un bene
essenziale che appartiene a tutti. Nessuno può appropriarsene, né farci
profitti. L’attuale governo ha invece deciso di consegnarla ai privati e alle
grandi multinazionali. Noi tutte e tutti possiamo impedirlo, sostenendo oggi la
campagna e votando 2 SI quando, nella prossima primavera, saremo
chiamati a decidere. E’ una battaglia di civiltà. Nessuno si senta escluso.
Perché due quesiti?
Perché vogliamo eliminare le norme che in questi anni hanno spinto verso la
privatizzazione dell’acqua. Perché 20 anni di politiche neo-liberiste hanno
trasformato un diritto in una merce, a beneficio di privati e multinazionali, a
scapito della qualità del servizio. Perché vogliamo togliere l’acqua dal
mercato e i profitti dall’acqua.
Cosa vogliamo?
Vogliamo restituire questo bene essenziale alla gestione collettiva. Per
garantirne l’accesso a tutte e tutti. Per tutelarlo come bene comune. Per
conservarlo per le future generazioni. Vogliamo una gestione pubblica e
partecipativa. Perché si scrive acqua, ma si legge democrazia.
Dai referendum un nuovo scenario
Il combinato disposto dei due quesiti promossi dal Comitato Referendario,
comporterebbe uno stop all'obbligo di cedere ai privati la gestione del servizio
idrico integrato e contemporaneamente farrebbe venire meno l'interesse da
parte dei privati a intervenire in questo settore stante l'impossibilità di trarne
profitto. Si riaprirebbe nei territori e in tutto il paese la discussione e il
confronto sulla rifondazione di un nuovo modello di pubblico, che può
definirsi tale solo se costruito sulla democrazia partecipativa, il controllo
democratico e la partecipazione diretta dei lavoratori, dei cittadini e delle
comunità locali. Verrebbero di conseguenza poste le premesse per
l’approvazione della legge d’iniziativa popolare, già consegnata al
Parlamento nel 2007 dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua, corredata
da oltre 400.000 firme di cittadini, la quale tende alla completa
ripubblicizzazione dell'acqua potabile in Italia
PRIMO QUESITO
Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di
rilevanza economica. ABROGAZIONE
Si propone l’abrogazione dell’art. 23 bis (dodici commi) della Legge n.
133/2008 , relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza
economica.
Finalità del primo quesito: FERMARE LA PRIVATIZZAZIONE
DELL'ACQUA
È l’ultima normativa approvata dal Governo Berlusconi. Stabilisce
come modalità ordinarie di gestione del servizio idrico l’affidamento a
soggetti privati attraverso gara o l’affidamento a società a capitale
misto pubblico-privato, all’interno delle quali il privato sia stato scelto
attraverso gara e detenga almeno il 40%.
Con questa norma si vogliono mettere definitivamente sul mercato le
gestioni dei 64 ATO (su92) che, o non hanno ancora proceduto ad
affidamento, o hanno affidato la gestione del servizio idrico a società a
totale capitale pubblico.
Queste ultime infatti cesseranno improrogabilmente entro il dicembre
2011, o potranno continuare alla sola condizione di trasformarsi in
società miste, con capitale privato al 40%.
La norma inoltre disciplina le società miste collocate in Borsa, le quali,
per poter mantenere l’affidamento del servizio, dovranno diminuire la
quota di capitale pubblico al 40% entro giugno 2013 e al 30% entro il
dicembre 2015.
Abrogare questa norma significa contrastare l’accelerazione sulle
privatizzazioni imposta dal Governo e la definitiva consegna al
mercato dei servizi idrici in questo Paese.
SECONDO QUESITO
Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base
all'adeguata remunerazione del capitale investito. ABROGAZIONE
PARZIALE DELLA NORMA
Si propone l’abrogazione dell’’art. 154 del Decreto Legislativo n.
152/2006 (c.d. Codice dell’Ambiente), limitatamente a quella parte del
comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico è determinata
tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale
investito”.
Finalità del secondo quesito: FUORI I PROFITTI DALL'ACQUA
Poche parole, ma di grande rilevanza simbolica e di immediata
concretezza.
Perché la parte di normativa che si chiede di abrogare è quella che
consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando
sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito,
senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il
miglioramento qualitativo del servizio.
Abrogando questa parte dell’articolo sulla norma tariffaria, si
elimina il “cavallo di Troia” che ha aperto la strada ai privati nella
gestione dei servizi idrici: si impedisce di fare profitti sull'acqua.
I 2 QUESI T I REFERENDARI
CPRN
Comitato dei Comuni
della Provincia di Roma Nord
serena_leone@hotmail.it